Statement

Ridefinire lo spazio d’azione dell’Istituto Svizzero di Roma, rispetto al contesto sociale e culturale che lo accoglie, significa anche mettere in questione la relazione che i membri in residenza presso l’Istituto intrattengono con la città. Open Doors Roma parte da questo assunto, configurandosi come un programma di indagine culturale scandito da un calendario di incontri in diversi luoghi della città.

Già lo scorso anno, con il progetto Open Doors Corruption, si è dato vita ad un evento partecipato, in cui i membri aprivano le porte alla città per una giornata intera, mettendo in moto una forma temporale di azione: il formato della mostra, quello delle performance e l’idea stessa di commistione dei linguaggi si alternavano ininterrottamente, ruotando attorno al concetto di corruzione di un messaggio. Quest’anno si è scelto di affrontare il discorso in senso inverso, aprendo le porte dell’istituzione al fine di affacciarsi sulla realtà cittadina, cercando di affrontarla nel vivo del suo corpo, coerentemente con il resto delle iniziative dell’ISR.

Quale può essere, dal punto di vista dei membri in residenza, il ruolo di un’istituzione straniera in una città come Roma? In che modo una consuetudine culturale come quelle delle residenze di studio, che ha radici storiche profonde che risalgono al clima tardo-romantico, può trovare una posizione nuova e coerente nella situazione sociale e politica odierna? Fino a che punto la città di Roma è in grado di “darsi” agli occhi di un residente straniero?

Partendo da queste semplici domande, si è deciso di affrontare la questione chiave alla base della possibilità stessa di un incontro tra due diversi punti di vista: la rappresentazione. In particolare, il modo in cui un oggetto organico e complesso come Roma si veste di una rappresentazione propria, ossia si “auto-rappresenta”.

In questo senso, Open Doors Roma adotta il consueto formato delle “visite guidate” per mettere in crisi l’idea stessa di visita e attivare una riflessione sulle modalità dell’atto conoscitivo e interpretativo. Si interroga la relazione essenziale che intercorre tra i clichè culturali precostituiti, la realtà nascosta, e il modo in cui Roma, nelle sue varie istituzioni, conformazioni socio-economiche, consuetudini e tradizioni, avalla o contraddice tali cliché. Lo sguardo si sdoppia quindi, alternandosi in un andirivieni continuo tra sguardo esterno e sguardo interno, definendosi solo in questa dialettica e mettendo in crisi il banale assunto, tipico di qualsiasi atto “turistico”, che lo sguardo locale sia quello che realmente conosce, mentre quello esterno apprende. È questo scambio continuo, solo in parte consapevole, che aiuta a definire l’essenza di una rappresentazione: una rappresentazione che non può esistere se non come tramite attraverso cui l’oggetto d’interesse, in quanto corpo vivo, “si dà forma.

Ad operare da filtro in questa indagine, sono state chiamate alcune figure di rilievo dell’ambiente culturale e artistico romano. Grazie al contributo di artisti, fotografi e studiosi, sono stati individuati alcuni luoghi che presentano elementi di interesse teorico o che, più semplicemente, danno spunto a queste riflessioni.

L’idea di “passeggiata goethiana” come percorso spaziale ma anche e soprattutto temporale e storico; la ridefinizione di un’idea visiva di Roma attraverso il medium della luce e degli spazi vuoti; l’indagine della tradizione culinaria, attraverso la quale riabilitare la memoria tradizionale e farci confluire un discorso condiviso nuovo; la camminata pseudo-situazionista in alcune moderne periferie della città, dove la speculazione edilizia su larga scala si è appropriata dei codici estetici dell’establishment creativo per asservirlo a mere finalità private senza visione urbanistica; l’analisi del ruolo di Roma nel prodursi di nuovi scenari politici, sociali e simbolici globali; la scelta di creare uno spazio extraurbano in cui produrre esperimenti artistici e relazionali; questi ed altri sono i modelli attraverso cui si snoderà l’indagine di Open Doors Roma.

OPEN DOORS ROMA 2013
a cura di NERO

Ospiti: Max Renkel, Luca Vitone, Miltos Manetas, Andrea Jemolo, Gianfranco Baruchello

Membri: Benoît Billotte, Chiara Croci, Clara Fivaz, Yves Fournier, Damaris Gehr, Sabine Gisin, Florian Graf, Vladimir Ivanovici, Pascal Janovjak, Tano Nunnari, Hitomi Omata-Rappo, Anne Rochat, Werner Rohner, Susann Vécsey & Christoph Schmidt, Marie Velardi, Delphine Wehrli

A chiusura del programma di incontri, sarà presentata una lecture/screening sul tema della rappresentazione di Roma nel lavoro di alcuni registi e filmmaker, a cura di Tijana Mamula.

Il programma, destinato in particolare ai membri dell’ISR, è aperto al pubblico, previa prenotazione per ogni singolo appuntamento e fino ad esaurimento posti.